venerdì 14 dicembre 2012

L'impero dei segni


"Kafka intuì che del mondo circostante ormai andava nominato il numero minimo di elementi. Un affilatissimo rasoio di Occam affondava nella materia romanzesca. Nominare il minimo e nella sua pura letteralità. Perché questo? Perché il mondo tornava ad essere una foresta primordiale, troppo carico di suoni ignoti e apparizioni. Tutto aveva troppa potenza. Perciò occorreva limitarsi a ciò che più era vicino, circoscrivere l’area del nominabile. Allora lì sarebbe defluita tutta la potenza, altrimenti diffusa. E in ciò che si nomina — una taverna, una pratica, un ufficio, una stanza — si sarebbe addensata un’energia inaudita".

 da "K" di Roberto Calasso, ed. Adelphi