domenica 14 ottobre 2012

Opera aperta



Mi è arrivato ieri. Che meraviglia, non la finivo più di tirare fuori roba dalla scatola. Poi all'improvviso mi sono tornati in mente Marcel Duchamp e le sue scatole: à l'infinitif...


o la più celebre boite-en-valise, sorta di museo personale portatile...


ma soprattutto la scatola verde (1934), un vero e proprio manuale che spiega il funzionamento del Grande Vetro (opera capitale dell'artista francese) con pagine di appunti e schemi riprodotti in fac-simile in frammenti non consequenziali.



E per frammenti non consequenziali sembra essere pensato anche questo oggetto-libro di Chris Ware.
Duchamp ha indubbiamente avuto un forte impatto su tutta l'arte del XX secolo, ma soprattutto (ed è anche questo che me lo fa accostare a Chris Ware) è stato uno dei primi artisti (se non addirittura il primo) a fare un uso estetico del diagramma e del manuale di istruzioni, che diventeranno dei modelli narrativi centrali nella poetica dell'autore di Chicago, e ad usarli come chiavi per sovvertire il concetto tradizionale di tempo narrativo.



Certo che tra Ware e Duchamp c'è un bel salto, magari anche un po' forzato. Eppure mi sembra che un filo rosso sarebbe anche possibile trovarlo. Nel 1962 (lo stesso anno in cui Umberto Eco pubblica il saggio sull'opera aperta) Andy Warhol inizia la serie dei dance diagrams, una critica ironica della pittura narrativa in cui il concetto di sequenza veniva messo in ridicolo (ma era anche una divertita presa in giro della generazione danzante degli action painters).


D'altra parte si era già in pieno postmodernismo e a partire dalla fine degli anni sessanta la griglia, il diagramma e l'ipertesto diventeranno i paradigmi estetici di riferimento. In particolare proprio l'ipertesto interesserà forse il più grande artista concettuale degli anni settanta, Marcel Broodthaers, in un' epoca in cui le presentazioni in power point erano ancora di là da venire.


Il 1989 è un anno cruciale: cade il Muro di Berlino, Tim Berners-Lee inventa il World Wide Web e Raw pubblica le sei pagine più incredibili della storia del fumetto moderno: Here di Richard McGuire. Appena un anno dopo , sulla stessa rivista, appariranno i primi lavori di un giovane e sconosciuto autore underground di Omaha, Nebraska: Chris Ware.